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Immagine del redattoreBianca Fungo

La vita può essere luminosa, in America

Interludio onesto: io di West Side Story, volevo vedere il film. Ma complice il nostro simpatico amico Covid, ho dovuto ripiegare sulla trascrizione del musical di Irving Shulman, che non mi ha deluso. Fine dell’interludio onesto.

West Side Story è ispirato a Romeo e Giulietta, ma sposta un po’ la scenografia, per così dire. Niente Verona, Montecchi e Capuleti, veleni e feste in maschera, ma New York, Jets e Sharks, proiettili e il ballo di un centro sociale. Due bande, americani e portoricani, che si contendono l’Upper West Side, a suon di scazzottate e agguati. Tuttavia, come nell’opera di Shakespeare, non sono solo gli animi a scaldarsi alla festa, ma anche i cuori dei protagonisti, (dio mio, sono una vera frana a parlare di libri romantici). Perché quando Tony, ex membro dei Jets, e Maria, sorella del capo degli Sharks, si incontrano, tutto cambia. Beh, loro sperano che possa cambiare.

“Parla in inglese” la rimbeccò Maria. “Se vuoi parlare in inglese, devi pensare in inglese, ma a me piace pensare in spagnolo,” Anita alzò gli occhi al cielo in un’espressione esasperata, “perché è la lingua migliore per parlare d’amore.”

Nel musical c’è una canzone, America, dove i Jets e le ragazze discutono del perché sono emigrati, dicendo che la vita in America può essere brillante, se sai combattere. E in effetti, West Side Story è una lotta. Una lotta danzata, sì. Una lotta per amore, ve lo concedo. Ma quella di Maria, Tony, Chino, Anita, e Bernardo resta una battaglia, una lotta senza esclusione di colpi, che odora di sangue e sudore, di balsamo all’Orchidea Nera e punch.

Life can be bright in America, If you can fight in America!
 

West side story Autore: Irving Shulman Data di pubblicazione originale: 1957 Età adatta: dai 15 anni in su Lunghezza: corto (160 pagine) Casa editrice: Magazzini Salani

Tratto dall'omonimo musical

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