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Immagine del redattoreMarta

Uragania


Era mattina e mi catapultai giù dal letto: alla televisione dicevano che sarebbe stata una bella giornata, ma in realtà c'era un fortissimo vento. Sapevo che nonostante il tempaccio la mamma mi avrebbe comunque obbligata ad andare a scuola quindi mi lavai i denti e feci colazione in fretta. Talmente era freddo che mi dovetti vestire in modo assai abbondante, ma, si sa, dove vivo io non è mai abbastanza: due canottiere, due magliette a maniche corte, tre magliette a maniche lunghe, quattro felpe invernali, cinque cappotti anti vento, due paia di stivali anti pioggia, dieci cappelli anti burrasca... e molto altro. Finalmente ero pronta per andare a scuola. Arrivata a destinazione, notai che tutti erano vestiti come me e scoprii presto che durante la notte il tetto della scuola era crollato a causa della grandine e della pioggia e i docenti disperati com'erano, stavano cercando un'alternativa efficace. Ma i bambini, al contrario, ne erano felici perché volevano divertirsi anche con quella mitica nevicata. Pur di non dover studiare perciò, prima che qualcuno potesse fermarli, corsero come una massa di bisonti in cortile, e tra loro c'ero anch'io, che saltavo come una cavalletta. C'era chi si dileguava come un matto tra la neve, chi si distendeva per terra e si rotolava in modo scalmanato, chi giocava a Ce L'hai o a Nascondino, chi faceva pupazzi di neve... quel pomeriggio sicuramente tutti si divertirono come pazzi, ma… il risultato? L'intera scuola in ospedale con la febbre a 40. Grandine, uragani e burrasca continuarono per qualche giorno. I miei compagni avevano tanti fratelli malati come loro e non ci stavano tutti a casa. E, visto che la mia abitazione era molto grande, ospitai tutta la mia classe, eravamo malati, sì, ma facemmo un pigiama party pazzesco, tutti a casa avvolti nel sacco a pelo seduti davanti al fuoco che scoppiettava ci raccontavamo le storie più assurde e eccitanti, poi saltavamo sui letti come fossero trampolini, cucinavamo le tartine della nonna Gaia insieme al papà facendo un macello dappertutto e tante altre attività spassose!

Molte sono state le grandinate e le burrasche da allora, ma mai così divertenti! La mia città è ormai famosa, e la chiamano tutti “Uragania”.


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