Un racconto di Alma P.
‘’Ma chi è quella ragazza bionda?’’ mi ero chiesto mentre mi sedevo dall’altra parte del parco. Ormai era da settimane che ogni giorno alle cinque in punto del pomeriggio si sedeva su quella panchina e tirava fuori il suo computer. Non avevo idea di cosa facesse ma non mi era mai veramente interessato. Io trascorrevo sempre qualche ora in quel luogo calmo e ombreggiato. Mi ricordo la prima volta che la notai: stavo cercando un soggetto interessante per il mio nuovo romanzo. Le ero passato vicino mentre passeggiavo in cerca d’ispirazione. Stava scrivendo un racconto, avevo notato. Le sue mani si muovevano velocemente da una parte all’altra della tastiera lucida e nera del laptop. Rivedevo in quella ragazza me stesso durante l’adolescenza. Ero solo più alla vecchia maniera. Niente tastiera o portatile. A me servivano solo carta, penna e un po’ di immaginazione. Era sempre stato così. In ogni caso, da allora, tutti i giorni era seduta in quella medesima panchina, il suo fedele barboncino fulvo affianco a lei raggomitolato pigramente. Non ci eravamo mai parlati. In quel momento si alzò un vento leggero che scostava delicatamente a lato i suoi capelli paglia e che mi risvegliò dai miei pensieri. Ero rimasto incantato nei miei persi viaggi mentali di parole mentre fissavo il nulla. A quel punto, i nostri sguardi si incontrarono. I suoi intensi occhi azzurri mi squadrarono nel giro di pochi secondi ritornando subito dopo allo schermo. Chissà di cosa parlava il suo nuovo testo. Era un’intrigante novella gialla? Una fiaba per bambini? Un romanzo d’amore? O, ancora, un avvincente libro d’avventura? O forse si trattava di una storia dove io ero uno dei personaggi?
In quel momento realizzai che era un soggetto perfetto per il mio nuovo libro.
Non sapevo niente di lei. Dovevo reinventarla da capo.
Ok. L'immaginazione umana continua a stupirmi.