Un libro sulla sopravvivenza al mondo, imparando a non restare in silenzio. Non dirmi che hai paura.
La corsa vive dentro Samia, è sempre stato così, le scorre nelle vene come un cavallo selvaggio, come qualcosa che le cresce dentro, e fuori, avviluppandole le gambe, la pancia, le braccia e la mente. Quando Samia corre può volare, le ali la portano lontano, lontano dalla guerra, dalla fame, dalla povertà. Può volare lontano da Mogadiscio, la sua casa, dove dimora anche la sua distruttrice sorella maggiore, che sin dalla nascita di Samia, non le lascia spazio per respirare e vivere come una qualsiasi bambina, si è attaccata a lei come un rampicante, confinandola in una prigione di vite rovinate e vite segregate. Samia ha sempre sognato il sole oltre le spesse barre, e il mare, il suo mare, che le si staglia di fronte, ma che non ha mai potuto toccare.
Samia fantastica e respira insieme ad Alì, il suo migliore amico darod, che è separato da lei solo da un angusto corridoio, in una vecchia casa, modellata nel fango; ma che conserva un tesoro, un grande eucalipto, che da sempre porta sollievo dal caldo e dalle preoccupazioni, che incombono minacciose sulle loro teste come spade.
Samia aspira a grandi cose, la notte, avvolta dalla voce melodiosa di Hodan, la sua sorella prediletta, che le narra le vicende di una vita libera dalla guerra e dalle regole rigide imposte alle donne somale.
È stato in quella piccola stanza, su quei sette materassi impolverati e sudici, addossati l’uno all’altro, che Samia ha capito quale dovesse essere il suo scopo. Perché lei sapeva, che un giorno sarebbe stata una paladina, che avrebbe guidato il suo popolo nella liberazione; e lo avrebbe fatto da lì, dalla Somalia, e correndo avrebbe indossato la casacca azzurra e bianca, e non si sarebbe dovuta nascondere da nessuno. Era questo che Samia sentiva quando, sdraiata sul tartan bucherellato del vecchio stadio, chiudeva le palpebre e respirava la notte.
E il vento che la sospinge la porterà sempre più in alto, anche se troppe volte avrà paura di cadere.
Questa è la storia di Samia, prima una bambina, poi un’atleta, ancora dopo una fuggitiva, e infine agli occhi degli altri sarà solo un tahrir; ma per tutto il tempo, non smetterà mai di lottare per la sua vita.
“Non dirmi che hai paura” è un libro ci rende consapevoli del mondo attorno a noi, privandoci dell’indifferenza una volta per tutte, e che ci insegna ad accettare il dolore delle altre persone, ad accoglierlo per attenuarlo e non a passare avanti, distogliendo lo sguardo. Perché non possiamo continuare a vivere in una bolla, pretendendo un mondo in cui non ci sono problemi, per tutelare noi stessi. E poi proteggerci da cosa? Dalla miseria? Dalla guerra? Dall’infelicità altrui? Tutto questo forse turba il nostro universo perfetto?
Siamo noi coloro che devono avviare un cambiamento, non possiamo decidere cosa vedere e cosa lasciare invisibile ai nostri occhi. Perché la fame esiste, e così la segregazione e prima di tutto l’idiozia dell’essere umano, che dopo millenni di storia non ha ancora capito che la guerra non è la soluzione, perché cercando la gloria eterna si otterrà invece la morte di troppe vite. L’idea dell’immortalità vivendo nelle anime e nei ricordi dovrebbe essere invece ottenuta con la pace. In fondo, cercando il potere, si otterrà solo la solitudine.
Non dirmi che hai paura
Autrice: Giuseppe Catozella
Data di pubblicazione: 8 gennaio 2014
Età adatta: dagli 11 anni
Lunghezza: media (253 pagine)
Casa editrice: Feltrinelli
bellissimo libro e fantastica recensione, brava!!