Essere mamma non vuol dire portare il passeggino come se fosse la più grande passione della vita... è questo ciò che abbiamo pensato noi, e come conferma abbiamo intervistato Renata (mamma) e Marinì (mamma e nonna), che non si lasciano fermare dall'essere mamma.
A che età avete cominciato a lottare per i diritti delle donne?
Renata: Da adulta.
Marìnì: Fin dalla prima adolescenza mi sono resa conto che la posizione mia e delle altre donne nel mondo non mi soddisfaceva; quando concretamente mi sono mossa per cercare di cambiarla nel senso che per noi diventasse possibile ascoltare, manifestare i propri desideri e cercare di realizzarli, non era un momento difficile perché negli anni ‘70 del ‘ 900 si era creato un clima, soprattutto a Milano, favorevole ai cambiamenti.
Perché avete deciso che la condizione delle donne era da cambiare?
Marìnì: È stata l’osservazione della vita quotidiana a far traboccare la goccia dal vaso: essere donne era un disvalore.
Che consigli date alle ragazze che vorrebbero diventare femministe?
Renata: La pratica del femminismo è partire da sé, dal proprio desiderio, e relazionarsi con altre donne. Più tante siamo e più siamo forti. Voi lo state già facendo con un sito web inventato da voi e con la possibilità di allargare il giro delle conoscenze e di aggregare altre ragazze che si riconoscono nel vostro progetto.
Marìnì: Più che diventare femministe, suggerirei a ciascuna di analizzare dentro di se’ nel confronto con una o più amiche, ciò che desidera essere e diventare e quindi costruire insieme la forza necessaria per raggiungere la consapevolezza.
Come avete combattuto per le donne, mamme e non?
Renata: Più che per le donne ho combattuto per me, cercando di capire ciò che più mi piaceva e che era giusto. L' ho fatto confrontandomi con altre donne e ascoltando le loro esperienze. Ho gestito insieme ad altre amiche la Libreria delle donne, con una presenza quotidiana per più di 30 anni, entrando in rapporto con molte donne che venivano ad acquistare un libro ma anche per parlare, confrontarsi, raccontare i propri desideri o disagi. Ho collaborato con Bianca Pitzorno e sono andata in giro per l’Italia del sud a presentare libri, conoscendo donne nuove. È stato faticoso ma divertente!
Marìnì: Negli anni ‘70 e ‘80 del secolo scorso ho partecipato gioiosamente alle manifestazioni e ai girotondi di allora, ma poi, con la mia adesione alla pratica politica della Libreria delle Donne di Milano, ho capito che la strada giusta per me era un’altra. A scuola, allora insegnavo Lettere, mi sono fatta promotrice di un mutamento dei programmi scolastici in modo da introdurvi presenza femminile: il pensiero e la scrittura di donne grandi, cui le ragazze potessero riferirsi per la loro formazione e crescita; e di cercare di cambiare la lingua in modo tale che il genere femminile non risultasse occultato o cancellato. Mi sono dedicata poi alla ricerca storica per restituire memoria a figure di donne del passato dimenticate: poetesse, romanziere, musiciste, badesse dirigenti di monasteri medioevali. In questi ultimi anni, insieme ad altre, ho lavorato per cambiare la storiografia, proponendo di farvi entrare il sentire, le relazioni, la vita interiore profonda.
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