Sì, è un’altra recensione di manga, (effettivamente ho notato con piacere che ultimamente ce ne sono un po’ di più), Komi can’t communicate, signorini e signorine!
Volevo aspettare l’ultimo numero per recensire questa serie, di cui mi mancano criminosamente i primi numeri, ma non ce l’ho fatta. Perché davvero, meritava una recensione.
Komi, (che in realtà è il cognome, ma i meccanismi del giapponese mi sono ignoti), è una studentessa di 15 anni, adulata da chiunque per il suo aspetto, ma che, nonostante tutto, non ha amici. La ragazza, infatti, a causa di un disturbo di comunicazione, non è minimamente in grado di parlare e rapportarsi agli altri. Komi arriva il primo giorno in classe, si siede ed è fermamente convinta che tutto l’anno passerà nel silenzio, solo per essere smentita da un nuovo amico, Tadano, (stessa regola dei cognomi), un tipo comune, che non si fa notare, ma che prova semplicemente a capirla e aiutarla. Fin qui è una storia normale, con due protagonisti. Ecco, già da metà del primo numero, diventa un guazzabuglio di personaggi secondari che si spintonano e calpestano per raccontare la loro storia.
Il punto forte di questa storia sono proprio gli individui: i nuovi amici di Komi e le loro settecentottordici sotto trame sono l’anima di questa serie. Certo, alcuni sono un po’ stereotipati, ma molti altri sono realistici e coerenti, fanno ridere o hanno storie tristi, ti fanno affezionare a loro. Le storie sono brevi, scheletriche eppure profonde. Morale della favola, alla fine ci si accorge – sigh! - di somigliare un po’ troppo a una ragazzina disegnata con gli occhioni da anime. Un punto a sfavore, a mio parere, è che può risultare, alla lunga, un po’ ripetitivo, ma ci si può passare sopra.
La consiglio davvero molto, anche se non è ancora finita.
Komi can't communicate Scritto e disegnato da: Tomohito Oda Anno di prima pubblicazione: 2016 Età adatta: dai 12 anni in su Casa editrice: J-pop
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