Il posto, capolavoro scritto dal Premio Nobel Annie Ernaux. La storia semplice, sporca e immensa di un'uomo, una bambina, un'Italia rotta e poi ricucita, un bar-drogheria e qualche libro. Poche pagine e poche parole, poca ironia e poche ricchezze in questo libro crudo e incredibile.
Annie è una donna francese che racconta della sua vita e anche dei fatti che ne precedono l'inizio. Delle sue origini semplici, della sua famiglia piena di cicatrici, della sua personalità formata da centinaia di contraddizioni, dagli ambienti diversissimi che hanno ospitato, e segnato, la sua anima. L'autrice parla con tono piatto e quasi oggettivo, e ciò stranamente rende il racconto ancora più coinvolgente e diversamente interpretabile.
Il padre di Annie, il personaggio più ingombrante di questa storia, ha origini contadine, profondamente radicate nella terra e nel lavoro di fatica -"se non sudi, non è un impiego"-, e i suoi studi si fermano alla quinta elementare. L'ambiente in cui il padre cresce sembra appartenere non al secolo scorso, ma al Medioevo, come la stessa Annie racconta. Quando i bambini stanno male, viene cucita una borsettina piena d'aglio all'interno della camicia. Lui diviene ragazzo di fattoria, e resta tale fino alla chiamata del militare: con ciò, esce dalla bolla agricola del paese sperduto in cui vive e fa il suo ingresso nel mondo.
Al rientro [dal militare], non ha più voluto ritornare alla cultura. Era così che chiamava il lavoro della terra, risultandogli inutile l'altro significato della parola.
Il resto è storia. Ma non nel senso di storia famosa, raccontata nei libri scolastici, conosciuta. È solo storia, come è storia una mela che cade, una bomba che esplode o una vita che viene vissuta. L'uomo e la moglie (bella, vivace, decisa) aprono una drogheria, scalano faticosamente la gerarchia sociale, prima che i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale devastino il loro piccolo negozio, la loro piccola forma di emancipazione. Dopo aver assaggiato "il lusso" (accompagnato dalla costante paura di una ricaduta operaia), eccoli ricrollare. E perdere una figlia. E averne un'altra (Annie), e mandarla a scuola. Il comportamento timoroso, diffidente e ostinato nei confronti degli studi della bambina è una costante dell’atteggiamento del padre. C'è la paura, ma più la speranza, che Annie diventi meglio di lui. Che cresca in modo diverso, che abbia altri sogni. L'incoraggiamento c'è, ma lo scetticismo non viene mai abbandonato.
E qui si racconta di un sentimento sempre taciuto nelle altre storie, a me risultato nuovo e doloroso, mai sentito, che non posso riassumere in una semplice recensione ma che dà a questo libro un'altra ragione per essere letto.
Da parte di Annie, durante l’adolescenza c’è un distaccamento, non totalmente volontario, dal proprio ambiente perché troppo diverso da quello che si costringe a frequentare. L'abbandono di una famiglia dove l'ironia non esiste perché non si conosce abbastanza per farne, dove certe espressioni dialettali vengono pronunciate spontaneamente, dove si è persone semplici, modeste, brava gente. Per entrare in uno più alto, piccolo-borghese, segnato da pregiudizi, feste e scherzi, musica non pacchiana, persone “non sfigate”, soldi non sudati. E Annie non ha scelta, ha studiato troppo per non provare a integrarsi, a 16 anni, in questa società di plastica. In più, lo desidera, brama di separarsi dall'ambiente umido e stretto in cui è cresciuta, per dimostrare a tutti e a se stessa che ce la può fare. E ciò accade, accade eccome.
La vita poi procede, lei cresce e il padre invecchia, la madre chiama e lei risponde, il padre regala bottiglie di vino e si tiene in contatto con lei attraverso la moglie. Le strade si separano e piano piano nella testa dell’autrice prende forma questo racconto che non narra di un'esistenza con una fine, ma di atteggiamenti e visioni del mondo totalmente diverse da quelle del lettore ma magari abbastanza simili a quelle dei nostri genitori o nonni.
Queste parole e frasi dicono i limiti e il colore del mondo in cui visse mio padre, in cui anch’io ho vissuto. E non si usava mai una parola per un’altra.
E infine il nome "Il posto". La scrittura piatta e folgorante di Annie Ernaux lascia spazio, lascia un posto, alla storia insignificante di una vita come mille altre, in una Francia novecentesca, all’impronta che il mondo ha lasciato sulla mente di un uomo comune e semplice, e di come essa ne abbia deformato le idee.
Un libro breve e intenso, dal linguaggio semplice e forte, che avrà un impatto incredibile sul vostro modo di pensare e sulla visione che avete del mondo. Ma soprattutto che aprirà una finestra di solito sigillata su una vita forse normale, ma per questo incredibile.
Il posto
Autrice: Annie Ernaux
Anno di pubblicazione: 2140
Età adatta: dai 14 anni in su
Lunghezza: corto (114)
Casa editrice: L'orma
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