Sono tremila anni che ci vengono narrate le eroiche gesta di Achille, Ettore, Odisseo e molti altri. Ma le donne? Coloro che subirono, o combatterono, o profetizzarono, ma vennero ignorate e nascoste tra le pieghe della storia? Il canto di Calliope ci offre una prospettiva innovativa, rivoluzionaria, diversa. Una prospettiva completa, finalmente.
Alzi la mano chi conosce Ifigenia. Nessuno? Immaginavo. Ma invece Agamennone lo conosciamo tutti, vero?
Bene, per la cronaca, Ifigenia era sua figlia. La sua primogenita. E lui che fa? La riempie di regali, la fa vivere come la principessa che è, la lascia libera? No, no e poi no.
Pur di poter fare la guerra, lui la fa ammazzare davanti agli occhi di tutti, compresa sua madre, le serve, i guerrieri. Tanto chissenefrega, vero? Dopotutto era una figlia femmina, e le femmine non servono a niente, giusto?
Scusate, scusate, avevo bisogno di sfogarmi... 😅.
Fatto sta che questo libro racconta esattamente questo. Racconta di tutte le donne che a volte, ma solo a volte, se erano fortunate, erano un nome, una cascata di capelli castani (o biondi), due grandi occhi, una bellezza disarmante e basta. E se fossero state intelligentissime, o delle eroine formidabili, o ribelli o... non lo sapremo mai. Di loro sappiamo solo quello che, secondo alcuni, conta: ovvero chi era il padre, chi il marito, chi il padrone se era schiava o chi lo schiavo se era padrona (così sembra un po' un gioco di parole o il verso di una canzone).
Questo libro è un grido di protesta, un grido che fa tremare ogni cosa, i vetri, sì, ma soprattutto che fa tremare gli uomini, quelli che per centinaia di anni hanno vissuto nella convinzione di essere superiori, di poter fare qualunque cosa perché erano maschi, e i maschi, secondo un qualche ragionamento, sono migliori, più forti, più saggi, più tutto.
Calliope non la pensa così. Quindi canterà, canterà per il suo Poeta, canterà per Omero, o almeno questo gli farà credere.
Calliope, questa volta, canterà per se stessa e per tutte le donne nascoste, uccise, rapite, distrutte, le donne fragili e quelle forti. Canterà per Teano, Pentesilea, Criseide e Briseide, Laodamia, Cassandra. Greche, troiane, dee, regine, serve, nobili, sacerdotesse, tutte diverse, tutte accomunate da una cosa sola: la voglia di riscatto. Calliope è arrabbiata, e stavolta non resterà nell'ombra.
Creusa non è una nota a piè pagina, è una persona.
Le storie di queste donne, sconosciute al mondo ma desiderose di apparire, sono intervallate dalle lettere che Penelope scrive, senza inviarle, al marito Odisseo, all'inizio speranzosa, innamorata, apprensiva, poi sempre più infervorata, cinica, ironica, stanca. Certo che, quando tuo marito resta dieci anni fuori da casa dopo la fine della guerra qualche dubbio sulla sua fedeltà ti viene, immagino. Ma dopotutto lui è uomo, può fare, tradire, avere cento donne e ripetere ancora e ancora che lui ama Penelope, sì, la ama, forse è vero, ma quando eri con Calipso o Nausicaa o Circe ci pensavi poco alla tua mogliettina adorata, che intanto se ne stava in balia dei Proci, e che dicevano senza una ragione precisa che lei doveva sposarne almeno uno.
"Fingerti morto avrebbe funzionato un po' meglio, forse, ma anche fingerti pazzo non è stata una cattiva idea."
Che poi, perché questa guerra? Per Elena, ovvio, direte voi. Sì, ma Elena, per quanto bellissima, era solo una persona. Non dico che le persone non sono importanti, ma bisogna sterminare un'intera città perché a Menelao non andava giù il fatto che Elena fosse scappata? Questo libro riassume tutto il maschilismo di questa guerra in due frasi: la prima breve, coincisa, quasi assurda a leggerla eppure così perfettamente vera.
Poiché il re di Sparta aveva perso la sua regina, cento regine persero i loro re.
La seconda, se vogliamo, è ancora più pazzesca. Perché sul fatto che Elena e Paride fossero amanti, non c'è dubbio.
Sul fatto che Elena fosse sposata, non c'è dubbio.
Però Paride anche era sposato. Questo, lo sapevano in pochi.
Enone è forse meno eroica di Menelao? Lui perde la moglie e muove un esercito perché gliela restituiscano, al prezzo di innumerevoli vite e lasciando dietro di sé vedove , orfani e schiave. Enone perde il marito e cresce il loro figlio. Quale di questi è il gesto più eroico?
Uno dei primissimi capitoli parla di Creusa, moglie di Enea, morta nell'incendio che devastò Troia e si portò via, oltre a incredibili monumenti, un ancora più incredibile quantità di vite umane, di persone che si credono così tanto forti in vita ma che dopo una vampata di troppo bruciano come pezzi di legna da ardere. Ci crediamo invincibili, indistruttibili, perfetti, ma siamo così infinitamente fragili.
Questo Creusa lo sa. E sa anche altre cose, moltissime altre cose. Peccato solo che non potrà dirle mai più.
"Perché mai il passato dovrebbe essere garanzia del futuro?" Creusa, moglie di Enea
Ad essere sincera, però, il mio personaggio preferito è Cassandra, principessa troiana, figlia di Priamo ed Ecabe, sacerdotessa di Apollo.
Lei ed Eleno, il suo gemello, a volte restavano addirittura a dormire nel tempio, e Apollo nutriva una sorta di desiderio verso Cassandra, un interesse però non ricambiato. Cosa fare? Rassegnarsi? Fingere che non sia mai successo nulla? Ma no! Perché limitarsi a fare una cosa simile, quando puoi condannarla a non essere ascoltata per l'eternità? Sarebbe uno spreco del tuo potere divino!
Cassandra si strinse nelle spalle sforzandosi di non urlare. Tremava tutta per la voglia di gridare che lei l'aveva detto cento, mille, diecimila volte. E che nessuno di loro era mai stata a sentirla, neanche un istante.
Quest'ultima frase appartiene a Cassandra in senso letterale, ma appartiene anche a tutte le donne, non solo di questo libro, che sono state zittite, nascoste, sovrastate, sopraffatte da un mondo che aveva troppa paura della loro intelligenza, e quindi ha pensato che forse era meglio imbavagliarle. Ma ora la benda è caduta, e nessuna donna starà zitta. Mai più.
Il canto di Calliope
Autrice: Natalie Haynes
Data di prima pubblicazione originale: gennaio 2021
Età adatta: dai 15 anni in su
Lunghezza: medio (312 pagine)
Casa editrice: Sozogno
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