Hotel grande A, un'avventura assurda ai confini del possibile da divorare in un giorno e una notte a lume di sorrisi. E a lume di candela.
Devo ammettere che per scattare questa immagine ho dovuto mettere più alla prova le mie capacità architettoniche che fotografiche. E devo anche ammettere che nessuno degli elementi scelti c'entra qualcosa con il contenuto di questo romanzo. Né Pingu (il pinguino, ovviamente), né il passerotto, né la torre Eiffell, né la stella, né l'acqua stantia dentro la bottiglietta. E neanche il diario di Anne Frank che si intravede in basso, e che io stessa ho notato solo ora. Però messi insieme, in qualche modo, possono rappresentare questo libro. Sei elementi che non c'entrano niente tra di loro. Un immenso, abominevole, casino. Buona fortuna.
Kos è un ragazzo praticamente normale. La madre è morta, il padre gestisce un hotel e tre sorelle una più rompiscatole dell'altra gli rompono le scatole. Ama il calcio, e vorrebbe con tutto il cuore entrare nell'Ajax. Ma non sa che sarà proprio un goal a cambiare totalmente la sua vita. È infatti durante una partita di calcio che suo padre si prende un infarto. Non muore, ma viene mandato in ospedale. E visto che i quattro ragazzi non hanno nessun genitore a casa e solo una sorella è maggiorenne, per legge, deve venire un sostituto a prendersi cura dell'hotel. Peccato che presto Kos e le sue tre sorelle scopriranno che sono completamente al verde, che l'hotel va in rovina, che non ci sono clienti. E il padre era riuscito a nascondere tutto questo dietro un sorriso stanco. Così stanco che un giorno era collassato. Durante una partita di calcio.
Sarebbe meglio avere due cuori e una narice, ma non sono io a decidere.
Quindi: niente soldi, niente sostituto. E i quattro ragazzi (9, 13, 14 e 19 anni) si trovano completamente soli. I medici dicono che non possono dirlo nemmeno al padre in ospedale, perché poi altro che infarto! Ed è qui che inizia l'avventura. I quattro cercheranno in tutti i modi di salvare l'hotel, sopravvivere, vincere una partita di calcio e un concorso di bellezza, trovare il vero amore e possibilmente non essere arrestati. In compagnia di una squadra sportiva, una bambina che serve alcolici, un cuoco che rimpiange i bei tempi, una sorella che ama le notti infuocate, un poeta che scrive l'amore nei sotto bicchieri, dei lombrichi usati come decorazione, una ragazza innamorata e un pallone da calcio, Kos racconterà la sua storia con l'ironia e la semplicità caratteristiche di un tredicenne. Che oltre a dover fare tutte le cose che ho detto prima, si avventurerà, crescendo, nel mondo dell'amore, dell'amicizia, delle delusioni, della famiglia, del sesso, della gioia, della rabbia.
"Mi aiuteresti per favore?" ho chiesto. "No." "Ma sono tuo fratello!" "Il fratello è nemico della sorella." "Ho bisogno di un consiglio da donna!" "L'uomo è nemico della donna." "Sono innamorato!" "L'essere umano è nemico dell'essere umano." "Vorrei chiederti in prestito il mascara." Questo l'ha trovato interessante.
Sono rimasta scioccata quando ho scoperto che questo libro è stato scritto da Sjoder Kuyper, un quasi settantenne. Cioè io avrei giurato che fosse stato scritto da un adolescente in piena crisi! E invece no! La tecnica con cui questo autore riesce a impersonare il modo di vivere e pensare di un tredicenne è sorprendente. Perché Kos mi ha fatto piangere, sia per la tristezza che per la commozione, mi ha fatto sorridere, mi ha fatto riflettere, mi ha fatto capire, mi ha fatto volare. Mi ha fatto vivere.
E se si potesse morire di fantasia, allora io sarei morto da un pezzo.
Hotel Grande A Autore: Sjoder Kuyper Anno di pubblicazione: novembre 2020 Età adatta: 12-15 anni Lunghezza: lungo (503 pagine) Casa editrice: Rizzoli
Ho finito di leggere ieri questo libro, e non posso che consigliarlo: mi è piaciuto moltissimo!
P.S. La recensione è fantastica!