Avete mai letto Moby Dick? Quel librone di cinquecento pagine che parla della caccia alle balene. Ecco, se non l’avete fatto, rimediate subito! E dopo leggete E l’Oceano era il nostro cielo, di Patrick Ness.
Il libro, ad un primo impatto, sembra una riscrittura di Moby Dick, ma ci si accorge già a pagina 3 che, pur riprendendo il tema fondamentale, (la lotta fra l’uomo e la natura), il libro di Ness è completamente indipendente.
“Chiamatemi Bathsheba.” “Chiamatemi Ismaele.”
Incipit di E l’Oceano era il nostro cielo Incipit di Moby Dick
Bathsheba è una balena cacciatrice, che ha cioè il compito di portare avanti la millenaria guerra contro gli umani, abitanti di quello che le balene chiamano “l’Abisso”, (per noi il cielo). Bathsheba è terza apprendista dell’equipaggio della nave Alexandra, che prende il nome dalla sua capitana, una mastodontica balena che in gioventù era stata quasi catturata, riuscendo a scappare ma portandosi sempre nel cranio un arpione umano. Mentre affondano una nave per prendere le loro prede, cioè i passeggeri, trovano un uomo, miracolosamente ancora vivo, ammanettato alla nave, con in mano una moneta recante le iniziali T e W. E la balena Alexandra decide di mantenerlo in vita. Perché quell’uomo, di nome Demetrius, per cui anche Bathsheba inizia lentamente a provare pietà, potrebbe condurle a Toby Wick, il demonio, la leggenda, l’uomo sanguinario che vive per sterminare le balene. Ma Bathsheba non crede che Toby Wick esista. Lei sa che tutti gli uomini sono Toby Wick. E che non c’è bisogno di demoni se ci sono gli umani.
La nostra protagonista ha sia ragione che torto, perché Toby Wick esiste. Ma non è un uomo. Non è una balena. E’ ogni singola paura del popolo delle balene. Ogni singola paura degli umani. Perché, come dice la nostra protagonista:
“Demoni ci sono nelle profondità, ma ben peggiori sono quelli che creiamo noi.”
Ed è qui che la storia si fonde con il capolavoro di Melville. Perché Bathsheba è Ismaele. E
Alexandra, che per colpa dell’arpione non può più usare il biosonar, quindi è praticamente cieca, è Achab. Achab ha perso l’uso della gamba, Alexandra quello della cosa stessa che la rendeva una cacciatrice. Ed entrambi sono mossi da due sole cose: l’odio e la vendetta.
“Non vorrei ucciderti.” “Questo è evidente. Mi hai tenuto in vita ben oltre la cortesia e per paura. Ma mi ucciderai. Prima che tutto abbia fine. E nulla fra balena e uomo cambierà mai.”
Una menzione d’onore va alle illustrazioni, opera di Rovina Cai. Pazzesche, profonde, turbanti.
Come del resto lo è il libro.
E l'oceano era il nostro cielo
Autore: Patrick Ness
Anno di pubblicazione: 26 marzo 2019
Età adatta: 12-15 anni
Casa editrice: Mondadori contemporanea
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