Un racconto di Alma P., 12 anni
Dalla finestra della mia camera da letto...
Si scorge un paesaggio che onestamente non contemplo spesso, sicuramente non è dei miei preferiti. La mia finestra si affaccia su una piazza grigia, i palazzi che la circondano hanno i muri scuriti dall’inquinamento e le strade che la delimitano durante il giorno sono invase dal traffico. Questo è un aspetto della camera di cui certo non vado fiera, ma fortunatamente, i dettagli che ho citato si percepiscono soltanto stando in piedi, di fronte alla mia scrivania e rivolgendo lo sguardo verso il basso.
Al centro di Piazza La Spezia, così si chiama, si trovano due pioppi alti e ben proporzionati. Li amo soprattutto d’estate, quando sono rigogliosi, ricoperti da migliaia di foglie di un verde chiaro salvia, quasi cangiante. Sono loro che rendono il ‘mio’ panorama un po’ più gradevole. All’inizio di giugno, gli uccellini si posano sui rami bianchi e sottili e iniziano a cinguettare.. Ricordo che, l’anno scorso, verso la fine di Maggio, quando ancora eravamo in quarantena, e c’era un uccellino dal canto ritmato e continuo che mi teneva compagnia durante tutto il giorno, cominciando all’alba e regalandomi un risveglio dolce e piacevole, prima di cominciare le lezioni.
Se ci penso bene, però, il momento che preferisco, per guardare il mondo dalla mia camera è proprio la notte, specialmente d’estate, quando la finestra rimane aperta, il vento soffia dolcemente, le tende si gonfiano in un movimento sinuoso e la luna proietta sui muri una flebile luce azzurrina. Questo trasforma lo spazio, generando un clima di pace e tranquillità sia dentro che fuori di me.
A quell’ora, notte fonda, spingendo lo sguardo verso l’esterno la piazza è quasi deserta e le finestre illuminate degli edifici vicini si trasformano in schermi che narrano le vite degli altri,.
L’ho scoperto da quasi un anno e ora seguo con grande interesse i movimenti degli abitanti - miei vicini di casa - quasi come guardassi un film. Una scena mi attrae particolarmente nella finestra dell’ultimo piano del palazzo di fronte al nostro. Si trova dall’altra parte della strada e si affaccia sul parco. La sera, all’imbrunire, mentre io sto cercando di studiare prima che la mamma mi chiami per andare a cena si accendono le luci, A volte, dalle pagine del libro il mio sguardo fugge attraversa la finestra e mi trasporta in mondi nuovi. Un padre tiene la sua figlioletta di pochi mesi in braccio e le insegna a parlare mentre sono in cucina. Muove la bocca lentamente e aspetta che lei ripeta le parole. Poi la coccola e camminando raggiunge il soggiorno comparendo nella finestra a fianco. Forse preparano la tavola e la bimba scompare. Il papà è in piedi, sto seguendo i suoi movimenti. Immagino l’abbiano seduta sul seggiolone e la mamma abbia servito la cena. Vedo nella mia mente piatti succulenti e percepisco un calore famigliare, le luci sono soffuse. Forse dopo una giornata dura e faticosa finalmente si riuniscono a tavola, si raccontano una ad una tutte le cose accadute: le sorprese, le paure, le spese da fare, gli amici incontrati per strada. Magari lui parla delle novità sui contagi e insieme si pensa al domani. La bimba balbetterà le parole nuove imparate il papà sarà orgoglioso di lei. La mamma sorriderà di fronte a tanta allegria e le farà una carezza.
Nel frattempo mi ‘distraggo’ dalla scena per tornare un attimo al capitolo di storia che stavo studiando. Quando alzo lo sguardo di nuovo tutto è cambiato. Le luci sono spente in soggiorno, la finestra è quasi scomparsa nel buio della notte, resta solo illuminata da un bagliore intermittente:forse hanno acceso la televisione. In cucina è tornato il padre, da solo, a lavare i piatti. Indossa degli auricolari. Starà ascoltando un audiolibro, o telefonando a qualche amico. Lo vedo solo di spalle mentre traffica con le stoviglie. Mi sembra rilassato, si muove lentissimo, sente il rallentarsi dei ritmi della città e del suo corpo. Mi sembra che tutto intorno a lui sia silenzioso. Deve fare piano.
La moglie ora si starà dedicando alla bambina, cercando di farla dormire.
Ora, dalla mia scrivania, guardando fuori dalla mia finestra, mi sembra di vivere una storia, la loro storia, come stessi leggendo un racconto per immagini. Eppure di queste persone non conosco neppure il nome, loro non sanno che le sto osservando e forse resterebbero male se lo sapessero.
Domattina, andando a scuola li incontrerò uscire dal loro portone, la bimba sul passeggino e i loro visi riposati. Loro mi vedranno come un’estranea, ma io sento di conoscerli, e di essere in confidenza con loro come lo sono coi personaggi di una serie televisiva.
Nei prossimi mesi la loro bimba crescerà e io vedrò tutte le fasi della sua infanzia, osserverò trasformarsi il rapporto col padre. La madre a volte gli darà il cambio e un giorno, non lontano, la bambina comincerà a camminare e andrà a dormire da sola. Allora le luci cambieranno e la vita prenderà una nuova forma.
Questa sarà una storia lunga, di cui conosco solo pochi tratti ma che mi piacerebbe scrivere, giorno per giorno, come tante infinite storie che creo nella mia mente vedendo i passanti per strada, i negozianti dietro il banco, gli anziani che faticano a camminare e i ragazzini che corrono col monopattino. Infinite storie che si intrecciano, e in mezzo a queste c’è anche la mia. Chi mi starà osservando in questo momento? Ora spengo anche la mia di luce: mi stanno chiamando dalla cucina. La cena è pronta!
Domani sarà un’altra storia.
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Le Dafne Girls