Ce lo siamo chieste leggendo le storie di donne che hanno fatto la rivoluzione. E abbiamo cercato la risposta intervistando due socie della storica Libreria delle donne di Milano: Laura e Silvia. Ma anche Viola, una giovane attivista di 14 anni
«Siamo la luna che cambia le maree. Cambieremo il mondo con le nostre idee». Da un manifesto femminista
Qual è stato il vostro primo atto di ribellione?
Laura: Quando ero piccola, avevo molta iniziativa e a volte decidevo di fermarmi a dormire dalla mia amica del cuore all'insaputa di mia madre e tornavo a casa il giorno dopo. La cosa provocava qualche discussione e rimproveri ma io continuavo a seguire il mio desiderio. A volte, a 10-11 anni andavo al cinema da sola o se riuscivo con un'amica ma era difficile perché i genitori non le davano il permesso. È proprio grazie al mio spirito di iniziativa che sono riuscita ad ottenere quello che volevo.
Silvia: Alle medie esprimevo le mie idee nei temi e nelle discussioni in classe. Forse anche prima: alle elementari, quando i maschi ci inseguivano, io invece di scappare volevo organizzare le altre bambine per reagire e inseguire loro! Riunioni e manifestazioni, invece, ho iniziato a farle alle scuole superiori, a quattordici anni.
Viola: Camminare da sola la sera, penso. Li noti gli sguardi, i sorrisetti che fanno quando passi. Noti se una macchina rallenta per guardarti meglio. Noti se i tuoi sono preoccupati a farti uscire quando c’è buio. E sai che non lo sarebbero altrettanto se fossi maschio. Noti tutto, spesso cambi strada o fai finta di parlare al telefono. Ma continui a camminare. Una cosa semplice che in molti ti rendono difficile fare. Quindi sì, lo considero un atto di ribellione verso la società maschilista in cui vivo e chi la alimenta.
Quando avete deciso che sareste state femministe?
Silvia: Ho l’impressione di averlo sempre saputo.. Da piccola, mi arrabbiavo quando i maschi erano liberi di fare cose che a noi erano vietate, e quando si parlava come se le donne non avessero importanza. A scuola, i miei libri erano scritti come se le donne non esistessero. Alle medie il libro di geografia si intitolava La terra dell’Uomo e il libro di storia Il cammino dell’Uomo. Nel libro di scienze, il corpo umano che si studiava era solo maschile. Per me era sbagliato.
Volevo esistere anch’io, volevo che la terra fosse anche casa delle donne, volevo conoscere il nostro corpo e la storia delle donne nelle epoche passate.
E poi c’era la storia del grembiule. Alle elementari lo portavamo tutti, maschi e femmine. Alle medie per i maschi non c’era e per le femmine era obbligatorio. Io e molte altre non lo mettevamo lo stesso e le prof ci sgridavano, dicevano che le nostre mamme avrebbero dovuto lavare più spesso i nostri vestiti, facendo più fatica. E perché i vestiti avrebbero dovuto lavarli solo le mamme e non i papà? Perché i maschi potevano fregarsene della fatica altrui e noi no, e perché le mamme dovevano lavorare di più per loro che per noi? Era come se noi, mamme e figlie, valessimo poco… Così non andava bene, bisognava cambiare!
Viola: Non c’è stato un momento in cui l’ho deciso. Semplicemente con il passare degli anni mi sono resa conto che non è tutto come vorrei che fosse. Nella mia quotidianità mi capita spesso di sentire frasi velatamente sessiste, dette da persone che non si considerano tali. Mi fa paura come ciascuno di noi abbia interiorizzato una serie di meccanismi e pensieri misogini e a cosa potrebbero portare se alimentati. Bisogna risolvere il problema alla radice e il primo passo è riconoscere che viviamo in una società maschilista, in cui siamo continuamente sottoposti a stereotipi che condizionano il modo in cui pensiamo e, di conseguenza, agiamo sulla base del nostro sesso. Il secondo passo è fare tutto ciò che possiamo, partendo dalle piccole cose, per cambiare la situazione. Io ci sto provando.
Le vostre famiglie vi hanno sempre appoggiate in queste scelte?
Silvia: Beh, non mi hanno mai sgridata perché esprimevo le mie idee in pubblico e a scuola, né perché andavo alle manifestazioni, anzi spesso mi davano ragione. Però poi cercavano di convincermi ad accettare le cose, per esempio che le ragazze non uscissero da sole la sera. Eppure è proprio perché tante, anch’io tra loro, si sono messe a farlo che adesso le strade per noi sono più sicure! E poi rimproveravano me e mia sorella se trascuravamo la nostra parte di faccende domestiche, ma quando le trascurava mio fratello dicevano: «Poverino!» e le faceva qualcun altro.
Laura: Io ho avuto una zia, molto aperta che mi ha sostenuto nelle mie scelte, a volte inconsapevoli, per decidere il mio percorso di vita. E anche mia madre in parte. Entrambe facevano parte dell’UDI (Unione donne italiane): erano perciò donne emancipate.
Fratelli e sorelle condividevano le vostre idee?
Silvia: Ho un fratello di un anno più vecchio e una sorella di tre anni più giovane. Non si sono mai veramente appassionati a cercare di cambiare il mondo come me, anche se hanno sempre cercato di comportarsi con giustizia. Però mi hanno sempre stimata abbastanza per le mie idee.
Laura: Ho un fratello molto più grande di me. Appartiene ad un’altra generazione, anteguerra. Ho avuto con lui un rapporto molto conflittuale. Lui abita a Ravenna, da dove io sono fuggita già nei lontani anni Ottanta mantenendo buone relazioni solo con mia zia e mio nipote e ora con la bisnipote Elisabetta che ha 18 anni. Ho scritto di questa relazione difficile in un libro collettaneo: La spirale del tempo. Storia vivente dentro di noi, a cura della Comunità di storia vivente di Milano, pubblicato l’anno scorso con la casa editrice Moretti & Vitali nella collana di una amica filosofa femminista Annarosa Buttarelli.
Come ho già detto, con mia madre e mia zia andavo d'accordo. I conflitti nascevano per contrasti con mio fratello e mio padre.
Quali sono state le vostre battaglie più importanti per le libertà delle donne?
Silvia: Prendendo le parti delle donne, cercando di difenderle con le mie parole. Cercando di capire per quali motivi gli uomini commettono ingiustizie contro di loro (intendo gli uomini nel loro insieme, ma per fortuna non tutti gli uomini). Cercando di fare le cose che volevo anche se mi dicevano che non erano “da donna” e di non farmi costringere a fare cose “da donna” se non mi piacevano (naturalmente, le cose “da donna” che ci piacciono, facciamole!). Ho fatto anche tante manifestazioni e tante riunioni, e faccio ancora tante riunioni. Adesso scrivo anche sul sito www.libreriadelledonne.it per far capire idee che ho scoperto e far cambiare idee diffuse e sbagliate su donne, uomini e i loro rapporti.
Laura: Sono della mitica generazione che ha fatto parte del movimento delle donne degli anni sessanta/settanta e del femminismo della differenza. Con le amiche che amavano la libertà come me, ci riunivamo nelle case per parlare, alcune vivevano insieme, facevamo viaggi di sole donne e abbiamo coltivato sogni e progetti anche se erano in contrasto con la famiglia e con tutto ciò che la società aveva previsto per noi.
Le relazioni con le amiche erano e sono molto importanti per riuscire a decifrare i propri desideri. Non era previsto all’epoca che una ragazza avesse desideri propri e potesse intraprendere strade non previste per lei.
Che consigli date alle ragazze che vogliono diventare femministe oggi?
Silvia: Prima di tutto, consiglio di dare sempre tantissima importanza alle amicizie femminili.
Se non si guarda il mondo insieme a un’altra donna, scambiandosi le idee con lei, non si riesce a vederlo veramente né a giudicarlo liberamente.
Da sole, crediamo solo a quello che ci dicono di credere gli uomini (quelli che governano, che scrivono i libri di scuola, che hanno inventato nel passato comportamenti o idee che seguiamo ancora adesso). Anche quando ci sembrano cose strane, ingiuste, o in cui manca il nostro punto di vista, da sole ci sembra di non poterci fare niente. Invece, quando si parla con altre donne, si scopre spesso che anche loro vedono le cose diversamente da come ce le raccontano, ci sentiamo riconosciute e troviamo la forza per cambiare e le idee per farlo.
Poi consiglio di cercare sempre di seguire i propri desideri più importanti e di realizzarli.
Infine, naturalmente, di leggere libri scritti da femministe, di parlare con femministe e di fare delle cose con loro.
Laura: In base alla mia esperienza consiglio di imparare a discernere le relazioni che ti aiutano a crescere e a comprendere il mondo in cui vivi. Non dimenticare mai la propria unicità pur dando valore alle relazioni. Partire da sé è quello che ho imparato nel femminismo. Ma nello stesso tempo mi sono affidata a donne che mi indicavano una via per migliorarmi e realizzarmi nel mondo. Nella relazione di fiducia si ricava molta forza e vengono anche idee per condurre lotte e fare progetti collettivi.
Viola: Direi di non farsi spaventare dal termine. Una “femminista” insegue il desiderio di costruire un mondo dove i generi siano rispettati in ugual modo e in cui vengano riconosciute a tutti gli esseri umani le stesse possibilità, senza ostacoli e pregiudizi. E non lasciatevi intimorire da chi vi considera “amazzoni pronte a sterminare il genere maschile”. La società patriarcale danneggia anche gli uomini, che non possono mostrarsi deboli o chiedere aiuto. Devono essere forti, virili. Da piccoli gli vengono regalate macchinine e pistole giocattolo. Da grandi devono avere un lavoro che mantenga loro e la loro famiglia, perché sennò non valgono niente. E soprattutto l'idea che un vero uomo non possa essere vittima di abuso, o che parlarne sia qualcosa di cui vergognarsi. Una femminista vuole che il mondo cambi e lotta per questo anche per loro.
Quali libri, film o serie tv consiglieresti a noi ragazze dai grandi ideali?
Silvia: Non ho la tv e vado poco al cinema, quindi è difficile per me consigliare film o serie. Libri ce ne sono tantissimi. Per le più piccole, consiglierei Pippi Calzelunghe di Astrid Lindgren. Sono belli anche i libri di Bianca Pitzorno, soprattutto quelli ispirati alla sua infanzia in Sardegna. Consiglio in particolare Ascolta il mio cuore, che racconta le imprese di tre amiche per difendere delle loro compagne di classe più povere dalle ingiustizie di una maestra cattivissima.
Spero che vi piacciano anche i fumetti, perché ne ho da consigliare uno che per me alla vostra età è stato molto importante, Valentina Mela Verde di Grazia Nidasio. Usciva a episodi sul Corriere dei Ragazzi. Adesso è stato raccolto in quattro volumi e ripubblicato in libreria. Era l’unico fumetto della rivista con una protagonista femminile. La bravura di Grazia Nidasio era quella di vedere l’avventura nella vita quotidiana e le storie sono avvincenti. Valentina va alle medie, ha un fratello più grande, ‘il’ Cesare, e una sorellina, ‘la’ Stefi (protagonista di un’altra serie sul Corriere dei Piccoli). Fonda un club con le sue amiche, e insieme fanno un giornalino che vendono a scuola, uno spettacolo teatrale, un piccolo film, un torneo di calcio femminile. Voi, con la vostra idea del Dafne Club, me la ricordate un po’! Se vorrete leggerla, scoprirete anche com’era avere dodici anni o giù di lì negli anni Settanta del secolo scorso.
Per le più grandi: a chi ama il fantasy, propongo Le nebbie di Avalon della scrittrice americana Marion Zimmer Bradley. La sua scrittura non è bellissima, ma ha avuto un’idea geniale tanti anni fa, quando non ci aveva pensato ancora nessuno: riscrivere le leggende della Tavola Rotonda dal punto di vista della maga Morgana e di Viviana, la Dama del Lago. Sembra tutta un’altra storia da quella di Merlino, Artù e Lancillotto, anche se racconta gli stessi fatti…
Tutti i romanzi della scrittrice inglese dell’Ottocento Jane Austen sono bellissimi. Scritti molto bene e anche divertenti, perché aveva un grande senso dell’umorismo. Le sue protagoniste non sono donne moderne che lottano per il diritto di studiare, lavorare, votare. Accettano il destino previsto per le donne nella società inglese dell’epoca, eppure nessuna di loro si limita a subire imposizioni altrui: con le parole e il comportamento fanno cambiare idea a chi le circonda, fino a realizzare i loro desideri. Dimostrano che
le donne con le loro convinzioni possono trasformare la loro realtà anche senza avere leggi e diritti a loro favore. Mentre senza convinzioni, le leggi e i diritti non bastano.
Laura: I libri per me sono sempre stati importanti e dagli anni Settanta ho cominciato a leggere le scrittrici inglesi dell’800, le preziose francesi, le scrittrici moderne russe e francesi. Per i film di registe consiglio di consultare il catalogo dei film a regia femminile dell’Associazione Lucrezia Marinelli. Le serie tv che seguo non so se sono adatte per giovanissime. Ultimamente ho seguito su Netflix La luna nera. In tv seguo Giallo la serie Profiling perché mi piace il personaggio di Cloè, la criminologa, che gode di molta stima da parte di colleghi e di superiori e non è competitiva verso le colleghe.
Nei vostri viaggi avete notato che la condizione della donna cambiava negli altri Paesi?
Silvia: Io ho viaggiato solo in altri Paesi europei, dove tutto è abbastanza simile all’Italia, anche la posizione delle donne. Ho notato che in Francia, Germania, Belgio, Svizzera, Austria dedicano un po’ meno tempo alla casa rispetto alle italiane, e si prendono più tempo per sé, per i loro interessi fuori di casa e dal lavoro. Gli uomini, invece, non si impegnano in casa molto più dei nostri.
Laura: Ho viaggiato molto e ho sempre cercato di contattare e conoscere donne impegnate in biblioteche, scuole, librerie o associazioni femminili. Per più di dieci anni ho realizzato scambi culturali-didattici fra i Licei di Milano dove ho insegnato e scuole di San Pietroburgo. Con le insegnanti con cui sono entrata in relazione ho sempre proposto la lettura e le discussioni sui romanzi scritti da donne o su film a regia femminile, considerandoli occasioni e strumenti per esaminare le situazioni politiche e sociali del presente nelle rispettive società.
Avete mai pensato di scrivere un libro sulle vostre piccole grandi guerre?
Silvia: Per il momento no. Forse perché non ne ho ancora fatte abbastanza di battaglie. O forse perché siamo in tante ad averne fatte e fra queste c’è chi ha esperienze più interessanti da raccontare. Magari le mie sono un po’ noiose. Voi, per esempio, che ne dite, vi siete annoiate un po’ a leggere quel che vi ho raccontato, o avreste voluto saperne di più?
Non ci siamo annoiate per niente, concordate con noi?
Brave bambine, bellissima intervista