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Immagine del redattoreAlma R.

Alda Merini

Pazza. C'è un mondo dentro queste semplici cinque lettere. Come c'è un mondo dentro Alda Merini, internata più di una volta, diversa, anticonformista, forse sì, anche un po' folle. Ma cos'è la vita, senza nemmeno un briciolo di follia? #donneperstrada

Quando Alda Merini perde tutto per la prima volta, ha solo dodici anni. È il 1943, la famiglia è scesa nel rifugio per scampare alle bombe, e quando riemergono in superficie non c'è niente. Niente.

Sono scappati a Vercelli, nelle risaie, "perché le bombe non scoppiano nell'acqua", vivendo per tre anni in una specie di stalla, lei, la madre, il fratello appena nato, al freddo, soffrendo la fame, facendo incubi.

Poi un giorno sono tornati. Tornati a piedi. Adesso, con le strade di oggi, sono 14 ore e 35 minuti di cammino, pause escluse, per tornare a Milano, per tornare a casa. Chissà allora.

Ai tempi, la chiesa era il posto fondamentale della sua vita: sentiva la messa sette, otto, nove, dieci volte al giorno, le piaceva, le piaceva tanto, ma dopo il manicomio ha smesso di andarci. Tra quelle mura aveva scoperto di cose raccapriccianti, di violenze fisiche e psicologiche sulle donne che poi si aveva anche il coraggio di definire "pazze". Poi certo, a lei non accadde. O se accadde non lo disse mai.

A Milano, con sua sorella che si sfamava "alzando le gonne", lei non aveva niente da perdere, e andò praticamente con il primo che le capitò. Si sposarono, lei ed Ettore Carniti, ebbero quattro figlie, quattro figlie che le furono tolte perché era ritenuta "psicolabile". Detto in modo più chiaro, un giorno scaraventò una sedia addosso al marito – credetemi, aveva le sue buone ragioni – mandandolo all'ospedale, e le autorità ritennero forse più saggio mandare le bambine a vivere lontane.

Quando venne internata al Paolo Pini, ospedale psichiatrico, smise di scrivere e, una volta fuori, attribuì il merito della sua sopravvivenza al marito che la andava a trovare, perché "chi non aveva nessuno, là, scompariva".

Ma Alda non è mai scomparsa. E forse un po' era merito di suo marito, ma qualcosa lei, la sua forza di volontà, deve averla fatta.

“Io la vita l’ho goduta tutta, a dispetto di quello che vanno dicendo sul manicomio. Io la vita l’ho goduta perché mi piace anche l’inferno della vita e la vita è spesso un inferno…. per me la vita è stata bella perché l’ho pagata cara”

 

Alda Merini

Data e luogo di nascita: 21 marzo 1931, Milano

Data e luogo di morte: 1 novembre 2009, Milano

Professione: poetessa, scrittrice

Nazionalità: Italiana

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